giovedì 23 ottobre 2014

Identità e storia delle Pietre Vive

Se un pagano viene e ti dice: "mostrami la tua fede!", tu portalo in chiesa e mostragli la decorazione di cui è ornata e spiegagli la serie dei sacri quadri. (San Giovanni Damasceno)
Jean-Paul Hernandez
(http://pietrevive.altervista.org/)

Come fare per annunciare il Vangelo ai lontani? Spesso nei luoghi di fede esplicita, dove facciamo “servizio della Parola”, i lontani sono assenti. E invece nei luoghi in cui incontriamo i lontani, rimaniamo a un Vangelo molto “implicito”. Allora dove trovare dei lontani pronti ad ascoltare un annuncio esplicito? Una risposta sorprendente perché molto semplice è: nelle chiese. Proprio nelle nostre chiese.
Noi pensiamo che i non credenti siano “irraggiungibili”, ma in realtà essi sono già a “casa nostra”, sempre di più.
Noi pensiamo che siano da cercare con mille strategie e mediazioni lunghe. Ma in realtà sono essi che ci cercano da tempo. I “lontani” sono venuti a cercarci a casa nostra e spesso non ci hanno trovato. In Europa e in una buona parte del mondo occidentale la religiosità vive uno strano paradosso: più la società è detta “secolarizzata” e più cresce l’interesse per i grandi monumenti religiosi che la storia ha disseminato nella nostra geografia.
Le visite ai grandi monasteri, alle cattedrali, alle chiese della grande Tradizione cristiana non cessano di aumentare, e il turismo religioso è uno dei pochi settori che non soffre della crisi. Meno si va “in chiesa”, più si va “nelle chiese”.
Questo paradosso è profondo e non è solo religioso. Proprio perché la società è “liquida”, senza forma, essa “fluisce” verso la solidità di quelle pietre del passato capaci di darle una forma. Nel “contenitore” che è l’edificio sacro, l’uomo contemporaneo cerca a tentoni i propri confini, la propria identità. E’ come un bambino al buio in una stanza. Guarda ma non vede. Vuole toccare, fare esperienza.
Allora se qualcuno gli rivolge la Parola, essa agisce improvvisamente come una luce. Gli affreschi iniziano a essere visibili anche al cuore. I mosaici rivelano la bellezza della vita. La stessa forma dell’edificio fa toccare con mano il “perimetro” dell’uomo, il suo limite, la sua identità. Perciò Giovanni Damasceno (sec. VIII) scrive: “Se un pagano viene e ti dice: ‘Mostrami la tua fede!’, tu portalo in chiesa e mostra a lui la decorazione di cui è ornata e spiegagli la serie dei sacri quadri”.
La Parola annunciata da un testimone a chi entra in un monumento fa sì che il monumento diventi proprio “monumentum”, cioè luogo di memoria. La memoria è la spina dorsale dell’identità e della comunione perché è la strada dove l’uomo impara a guardare se stesso come un altro e così guardare l’altro come se stesso. Le pietre dei monumenti sacri del cristianesimo ne sono la mediazione “fisica”. Uniti alla Parola esse hanno un ruolo quasi “sacramentale”. Quando all’interno di un monumento cristiano il non credente incontra il credente che lo accoglie e che gli spiega il luogo sacro, allora le pietre diventano ciò che Florenskj dice dell’icona: “la cornice di un Incontro”.
Facilitare questo Incontro è lo scopo dei gruppi giovanili ignaziani chiamati Pietre Vive. Essi hanno lontane radici in una breve esperienza della CVX di Fribourg (Svizzera) nel 1991, presso la chiesa “Saint-Michel”, dove riposa il corpo del santo gesuita Pietro Canisio. In diversi altri luoghi d’Europa esistevano già dei servizi di guide turistiche con una attenzione alle radici cristiane: CASA in Francia, Ars et Fides a Venezia e Firenze,…
Ma l’intuizione di Pietre Vive è doppia:
1. vivere la visita come un annuncio di fede ai più lontani;
2. farlo come comunità cristiana basata sulla preghiera e che invita alla preghiera.
Allora il turista vede nella carne ciò che le pietre dell’edificio vogliono dire. E il “luogo d’arte” si trasforma in luogo di accoglienza, di ascolto, di mistagogia. In luogo di Incontro.
Nel 2003 presso il Duomo di Frankfurt/M. per la prima volta viene usato il nome Lebendige Steine (pietre vive) per designare il gruppo dei volontari. Essi devono essere prevalentemente giovani perché la loro giovane età è già un messaggio dirompente in una cultura post-cristiana convinta che la fede sia solo “per vecchiette”. Per molti “lontani” le pietre vive sono prima di tutto “un volto”. Il “volto della Chiesa”, sorprendentemente giovane.
Da allora, parte integrante del “metodo” delle Pietre Vive è l’allestimento all’interno dell’edificio sacro di un “angolo preghiera” dove si canta, si legge qualche brano biblico, si fa silenzio. Dopo ogni visita guidata dalle pietre vive i turisti che lo desiderano vi si possono fermare. Spesso scrivono una preghiera o una riflessione in un quaderno lasciato aperto che sarà letto dalla comunità delle pietre vive nella preghiera serale. Ma l’“angolo preghiera” è prima di tutto per la pietra viva stessa. Dopo ogni visita guidata essa si ferma davanti al suo Signore e gli “restituisce” quelle persone che Egli le aveva “affidato” per lo spazio di una visita. E’ la “preghiera sacerdotale” di ogni pietra viva.
L’apostolato delle pietre vive è concepito come un vero “esercizio spirituale”. Esso nasce dalla preghiera e porta alla preghiera. Prima della visita, nel suo raccoglimento, il volontario chiede una grazia: “Signore, che cosa vuoi che io dica loro da parte tua?”. E così, con la “grammatica” che ha imparato durante la formazione storico-artistica, la pietra viva sceglie quei punti dove sente che l’ascoltatore potrà essere aiutato di più a incontrare Dio. Dopo la visita invece, il volontario si raccoglie di nuovo e chiede un’altra grazia: “Signore, cosa hai detto a me attraverso di loro?”. Ogni incontro diventa così un Incontro. All’accoglienza (spesso all’ingresso della chiesa) guardando al turista, ateo o credente, entrato spesso per caso, la pietra viva prega: “Benedetto colui che viene nel Nome del Signore”.
Nel 2008 le Pietre Vive organizzano al Gesù di Roma il loro primo “campo internazionale”. 15 giorni di “comunità apostolica full immersion” che farà nascere le prime comunità stabili con servizio regolare: Roma (Il Gesù e S. Ignazio) e Bologna. Nel 2010 nascono le pietre vive di Napoli come “apostolato della CVX”, e le pietre vive di Bologna iniziano il servizio anche a Ravenna in quattro delle chiese del patrimonio “UNESCO”. Altre comunità e gruppi Pietre Vive esistono oggi a Genova, Milano, Cagliari, Monaco di Baviera, Praga, Padova, Torino, La Valletta, Bratislava, Firenze, Lubiana. Sono attualmente in preparazione delle realtà “pietre vive” anche a Palermo, Crema, Lisbona, Santiago de Compostela, Budapest, Siviglia.
Ogni comunità è autonoma ma si riconosce in uno stile molto preciso: priorità della preghiera, vita comunitaria intensa, accompagnamento mistagogico del turista, sobrietà di vita, attenzione al povero e ai bambini, radicale gratuità del servizio. Quest’ultimo tratto è essenziale allo stile di “pietre vive” e si ispira alla gratuità dei ministeri voluta da Sant’Ignazio. Nel fondo, l’annuncio di fede è l’annuncio della gratuità di Dio e non può farsi che gratuitamente. L’annuncio di fede crea nel cuore del turista uno “squilibrio” che egli cerca di colmare… pagando. Se la guida accetta dei soldi, il turista è soddisfatto perché confermato nella sua certezza che la gratuità “non esiste”. Se invece la pietra viva non accetta, allora rimane il sano squilibrio che porterà il turista a iniziare un cammino interiore. In quel momento iniziano spesso le domande più personali: perché fate questo? Chi siete?
Ogni comunità Pietre Vive stabilisce il proprio ritmo di servizio (settimanale, mensile,… con spesso in più un campo internazionale annuale di diversi giorni offerto a tutte le altre pietre vive). E ogni comunità sviluppa degli accenti diversi che arricchiscono l’insieme della “comunione internazionale” Pietre Vive. Per esempio le Pietre Vive di Padova presentano il battistero medievale non solo ai turisti ma anche ai carcerati (con un powerpoint). Le Pietre Vive di Genova offrono le visite oltre la mezzanotte per i giovani della “movida” genovese. A Monaco di Baviera le pietre vive sono sia cattoliche che luterane. Le pietre vive di Roma sono state partner ufficiali della comunità di Taizé durante l’incontro del capodanno 2012-13, con un servizio in 11 chiese della città (in un “campo internazionale pietre vive” con più di 60 volontari arrivati da 9 paesi diversi). Analoga è stata la collaborazione con Taizé per il capodanno 2013-2014 a Strasburgo, dove le pietre vive hanno fatto servizio anche in chiese protestanti.
Nell’estate 2013 le Pietre Vive in Spagna hanno inaugurato il loro servizio con un mese di presenza nel Duomo di Santiago. L’accoglienza di migliaia di pellegrini al termine del loro cammino ha fatto toccare con mano come la grande arte cristiana sia veramente la rivelazione visiva dell’esperienza interiore del pellegrino. I circa 60 volontari (tra cui 13 gesuiti) da 8 diversi paesi hanno scoperto in Santiago “gli estremi confini” della post-modernità e dell’Occidente. E si sono resi conto -dalle reazioni dei pellegrini- che solo una “comunità viva” rivela l’opera d’arte cristiana. Uno dei formatori ripeteva: “formate la comunità cristiana e l’arte cristiana parlerà da sola”.
Ma la fecondità di Pietre Vive tocca anche altri ambiti. A Bologna la “pedagogia pietre vive” ha fatto nascere in varie parrocchie diocesane dei gruppi giovanili al servizio della catechesi attraverso l’arte. Le Pietre Vive di Torino hanno in programma un servizio “arte e spiritualità” per i pazienti e ospiti disabili del “Cottolengo”. Infine le Pietre Vive di Milano sono state chiamate ad essere parte della proposta ufficiale dell’arcidiocesi di Milano durante la EXPO 2015, con la formazione di più di 600 volontari.
L’apostolato di Pietre Vive ha anche una dimensione intellettuale e si situa all’interno di un “conflitto delle interpretazioni” sull’arte cristiana. Per le Pietre Vive le grandi opere d’arte della Tradizione cristiana sono delle preghiere visibili. Comprendere queste opere significa entrare in quel orizzonte di fede che le ha generate. Un’interpretazione dell’arte cristiana che esclude questo orizzonte di fede non è un’interpretazione veramente scientifica. Nel seminario per i docenti di scuole ignaziane tenuto da Pietre Vive a Roma nel novembre 2013 è stato interessante osservare le ricadute ermeneutiche e pedagogiche dell’approccio di “pietre vive”. Si può dire che le Pietre Vive aiutano a leggere l’arte come “comunione spirituale attraverso i secoli” e aprono così nuove dimensioni della conoscenza, spesso molto carenti nei percorsi accademici classici.
Pietre Vive dialoga intensamente con istituzioni culturali e accademiche sia laiche che religiose. Numerosi sono i corsi, i seminari e le conferenze tenute dalle Pietre Vive in sedi come l’Università di Bologna (in Lettere, Architettura,…), l’Università di Monaco di Baviera (Ludwig-Maximilian Universität, Theologische Fakultät), la PFTIM di Napoli, l’ISSR di Rimini (Pastorale del Turismo), la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna (Bologna). Stretta è la collaborazione a livello formativo anche con l’Università Gregoriana (Beni Culturali) e il Centro Aletti (Roma).
A luglio del 2014 Pietre Vive ha organizzato a Firenze una prima “tre giorni” di studio dove circa 80 giovani partecipanti hanno potuto approfondire il valore scientifico di una ermeneutica teologica dell’arte. E’ in programma per il 2015 l’allestimento di un vero e proprio percorso formativo fra fede e cultura per tutte le pietre vive europee, partendo dall’esperienza concreta della testimonianza di fede (nei luoghi d’arte) come sintesi esistenziale e insostituibile per una comprensione della fede.
Pietre Vive non è dunque solo un “apostolato ai lontani”, ma è un “apostolato al quadrato” perché è anche un’occasione straordinaria per la formazione teologica dei giovani laici più motivati nel servizio. E potrebbe diventare un’”apostolato al cubo” visto l’interesse crescente di molti docenti universitari per questo tipo di approccio. Come hanno sottolineato due tesi di laurea recentemente dedicate a “Pietre Vive”, questo tipo di testimonianza rompe confini e steccate non solo per la comprensione dell’arte, ma anche per una lettura nuova di fenomeni recenti come il turismo religioso o le nuove religiosità post-secolari.
Non è un caso che le Pietre Vive siano nate all’interno di una tradizione spirituale che parla di “composizione guardando il luogo”, “contemplazione”, “pensare come Dio mi guarda”, “applicazione dei sensi”, ecc… La Compagnia ha da sempre favorito l’uso delle immagini al servizio della fede. E il “cercare e trovare Dio in tutte le cose” ha aiutato la tradizione ignaziana a cercare e trovare in ogni opera d’arte una relazione con Dio. Pietre Vive si situa in quel triangolo fra fede, cultura e testimonianza che non si ferma ai concetti ma diventa esperienza fisica, cioè Chiesa.

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